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Una lenta ripresa e il Covid che gioca sulle fasce

Un settembre carico di paura con l’aumento dei casi di Covid e una ripresa sociale che va a rilento per paura del contagio, ma almeno gli stadi riapriranno?

Il quadro che si apre con la nuova stagione calcistica è pieno dei timori “dell’effetto discoteca” che ha colpito la Sardegna nel mese del rientro estivo, con migliaia di infetti che hanno riacceso nuovi focolai in tutta italia, arrivando anche in strati della società che si pensavano intoccabili per il cordone di protezione che li circonda. Partendo proprio da queste nuove infezioni, le Regioni e le Società sportive che stanno spingendo sulla riapertura di almeno il 25% della capienza degli stadi, si trovano bloccate non dal Governo ma dal famoso “effetto discoteca” che senza adeguati sistemi di protezione ha portato a un nuovo picco in italia. La sanificazione degli ambienti pubblici, il controllo delle mascherine e il distanziamento sono il principale problema da garantire a tutto l’impianto calcistico, dai giocatori, agli spettatori. Per assurdità c’è chi sta aspettando l’effetto scuola per verificare se le norme che vigono in quell’ambiente sono reali, e non solo teoriche, e che si possono applicare agli stadi garantendo la famosa sicurezza di cui tutti dobbiamo godere.

Il 4 ottobre sembra la data prefissata per la riapertura ma il tetto del 25% rischia di portare a molti impianti più disagi che benefici visto che oltre alla famosa percentuale c’è il limite di 1000 spettatori per area e negli impianti più grandi porterà a molti seggiolini vuoti. Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, spiega che questa scelta impopolare serve per evitare nuovi contagi e la riapertura graduale degli stadi servirà come esperimento per la riapertura dei centri sportivi, anche loro chiusi per Covid. Se vogliamo evitare la tragedia di fine agosto queste restrizioni diventano necessarie. Anche gli altri paesi guardano con rispetto le manovre e i decreti che noi italiani attuiamo per impedire il contagio.

La speranza è che questa lenta ripresa sia compresa e condivisa da tutti i tifosi e dalle Società sportive, perdere una parte di divertimento e guadagni è necessario per un bene comune. Per ora questo ha retto nelle menti degli italiani portando un grande beneficio durante il secondo picco, che non ha toccato solo noi, ma anche Francia e Spagna con decine di migliaia di casi giornalieri in confronto alle nostre poche migliaia.

Di Alessandro Solera

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