27 Aprile 2021

CATEGORIA: Racconto

Tra genio e follia

Criptobiosi. Chiaro, perché non ci abbiamo pensato prima. Quei piccoli pezzi di merda dei tardigradi; minuscoli, microscopici stronzi immortali. Non sarà facile, per niente. Innanzitutto i permessi. Certo. Ma anche no, ci vorranno anni. 

Eccoli lì, i vermiciattoli, nella loro beata ignoranza senza avere la minima idea di cosa siano capaci. Se ne stanno a succhiare particelle di immondizia, protozoi e altre cazzate. 

C’è da prelevare parecchio DNA per comprendere la criptobiosi, stato di vita ametabolico, letargo o come cazzo la si voglia chiamare; e poi riprodurre questo stato nell’essere umano. Per questo, avremmo bisogno di un feto, o meglio, di una madre che voglia disfarsene. Per qualche migliaio s’intende. L’etica lasciamola ai professoroni, qui si fa la storia della scienza. Il premio Nobel sarebbe riduttivo per una mente così sofisticata come la mia. Ma questa società non è pronta al progresso. La tecnologia che progredisce è solo un’illusione. C’è la paura a entrare in una nuova era. 

C’è chi pensa che sia un genio (io e mia zia) e chi pensa che sia un visionario, uno scienziato pazzo, insomma… un pirla. Dicevano che la laurea in ingegneria chimica non mi avrebbe portato a nulla. No, quello lo dicevo io. Infatti non mi sono mai laureato. Ma a che serve una laurea quando hai delle idee micidiali e uno scantinato poco illuminato e pieno di muffa. 

Che poi lo scantinato non ce l’ho neanche più. Mi hanno sfrattato perché non pagavo le bollette. La società non è pronta a tutto questo. Ma non mi fermerò neanche dentro al monolocale al dodicesimo piano in cui sono finito. Con la puzza di morte nel pianerottolo e le pareti di cartone che lasciano passare qualsiasi rumore. La società non è pronta. 

Io sono pronto. Pronto a ingoiare questa bella pastiglia e chiedere all’infermiere se mi allenta la camicia di forza.

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